N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 174° Luglio 2025 Anno XV°  

12 giorni di guerra: lezioni dal conflitto tra Israele e Iran

Israele e Iran hanno raggiunto un fragile cessate il fuoco dopo 12 giorni di conflitto diretto. 

12 giorni di guerra: lezioni dal conflitto tra Israele e Iran
by Giulio de Nicolais d'Afflitto
 
Dopo quasi due settimane di intensi combattimenti, Israele e Iran hanno raggiunto un accordo per il cessate il fuoco, ponendo fine – almeno per ora – a un confronto armato diretto senza precedenti tra i due Paesi. Il conflitto, segnato da bombardamenti aerei, lanci di missili e operazioni segrete, ha lasciato dietro di sé una scia di tensione e instabilità in tutta la regione.
 
Nonostante la tregua, entrambi gli schieramenti rivendicano la vittoria: da un lato Israele afferma di aver colpito obiettivi strategici cruciali, dall’altro Teheran sostiene di aver resistito con successo, al punto da costringere Gerusalemme ad accettare la fine delle ostilità.
 
Tuttavia, gli analisti mettono in guardia: il programma nucleare iraniano sarebbe stato solo marginalmente compromesso, la capacità di deterrenza reciproca appare indebolita e il rischio di una nuova escalation rimane concreto. Mentre sul piano militare le armi tacciono, sul terreno diplomatico e strategico la partita è tutt’altro che conclusa.
 
Dietro l’apparente calma si cela dunque una pace instabile, con equilibri geopolitici profondamente alterati e una regione ancora sull’orlo di una possibile recrudescenza del conflitto. Israele dichiara conclusa l’Operazione Cuor di Leone: colpita l’infrastruttura militare e nucleare iraniana, la distruzione delle principali strutture  missilistiche dell’Iran, l’eliminazione di figure di vertice nelle forze armate iraniane e il conseguimento della superiorità aerea su Teheran.
 
Israele avrebbe colpito con precisione obiettivi militari e governativi di alto valore strategico . L’offensiva avrebbe messo in luce un livello di penetrazione senza precedenti del Mossad all’interno degli apparati di sicurezza iraniani. Il servizio segreto israeliano avrebbe costruito una rete di disertori capace di infliggere danni significativi dall’interno.
 
Nonostante la portata degli attacchi condotti da Israele, con il supporto degli Stati Uniti, il programma nucleare iraniano non è stato completamente smantellato. Restano intatte alcune competenze chiave nell’arricchimento dell’uranio, alimentando il timore di un eventuale riavvio clandestino del programma di armamento atomico.
 
Oltre 400 kg di uranio iraniano arricchito al 60% sarebbero stati trasferiti in una località ignota. La leadership iraniana è sopravvissuta, ma il costo è stato elevato. Le capacità missilistiche, nucleari e di guerra con droni sono state gravemente danneggiate, la catena di comando in gran parte annientata, le difese aeree neutralizzate. Politicamente, l’Iran esce indebolito e sempre più isolato: l’Iran si trova oggi di fronte a un "disastro strategico" perchè mentre il regime afferma di restare garante della sicurezza nazionale, la sua incapacità di fermare gli attacchi israeliani solleva seri dubbi sulla tenuta del sistema. 
 
Il dilemma nucleare: deterrenza o disperazione. La conseguenza più insidiosa di questo conflitto potrebbe essere il suo impatto sulla dottrina nucleare iraniana. Finora Teheran ha sostenuto di non volere armi nucleari, ma ha sempre lasciato intendere che la propria posizione potrebbe cambiare in caso di minaccia esistenziale.
 

Il messaggio che emerge da questa guerra è ambiguo. Per alcuni, si tratta di un monito chiaro: chi sfiora la soglia nucleare rischia la distruzione. Per altri, potrebbe essere la conferma che solo il possesso di armi atomiche può garantire la sopravvivenza del regime. 

Pubblicato: 01/07/2025
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