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THE NEW YORK TIMES torna all'attacco sulle scelte di Mattarella e sui candidati Premier italiani.
Abbiamo chiesto al nostro collaboratore da Varsavia, il prof. Leonardo A. Losito, che ha studiato ed insegnato anche negli USA oltre che alla Link Campus University di Roma ed al Collegium Civitas di Varsavia, cosa continua a pensare in merito.
Professor Losito, questa volta e' acora un giornalista americano di grosso calibro, Steven Erlanger, il Capo dell'Ufficio Diplomatico di corrispondenza del New York Times da Bruxelles dal 2017, ad occuparsi delle vicende italiane, di Salvini e di Maio a livello personale e di Lega e M5S. Ha qualche commento?
Conosciamo la testata e, come sanno i nostri lettori, alle scomposte illazioni sul CV del Prof. Conte avevo preso posizione sia su RomaMeeting che sul quotidiano americano degli Italiani negli USA (America Oggi). Ma Le rispondo volentieri. Ho letto comunque attentamente quello che scrive il Mr. Erlanger e le sue "cazzate" (termine che esiste anche in Diplomazia: so che un tempo lo si usava anche alla Farnesina in fuori onda (aggiungendo sottovoce "come direbbe l'Ambasciatore Attolico"). Ad ogni modo, stiamo parlando di un concetto che secondo me traduce liberamente la versione inglese politically correct di "tomfolery" , che Toto' chiamerebbe quisquilie o pinzellacchere. E nell' articolo di ieri del New York Times ce ne sono piu' di una.
Per esempio?
Ma guardi, secondo Lei, che cosa vorrebbe dire (cito) "inconclusive March elections" a fronte di un risultato delle urne che ha indicato chiaramente chi ha avuto piu' voti ed ha vinto e chi invece no? Nel testo dell'articolo di Erlanger si legge poi che "Sergio Mattarella, effectively blocked two populist parties from forming a government. He judged that a crucial member of their proposed cabinet was intent on having Italy abandon the euro, though they had not explicitly campaigned on that issue". Io chiederei all'estensore di precisare: quando mai il Prof. Savona avrebbe dichiarato che il governo proposto al Presidente della Repubblica dal Premier incaricato si riprometteva di portare l'Italia fuori dall'Euro? Non solo cio' non risulta, ma se mi permette vorrei sottolineare che in Filologia le fonti primarie, cioe' quelle dei diretti interessati, restano comunque prioritarie rispetto ai ritocchi interpretativi degli scoliasti. E sul tema del NO all'Euro, il Prof. Conte e' stato estremamente chiaro: "Non c’è nel contratto e non se ne è mai parlato. Non è stato mai un tema all'ordine del giorno". E le chiacchiere stanno a zero, o per essere chiari anche in inglese that's a slippery slope! Va bene?
Pero' vorra' almeno concedere che quando dal Quirinale si parla di impegni gia' assunti verso l'Europa e da rispettare, si parla di questioni molto piu' impegnative ed assai piu' delicate della critica dei testi di storia e letteraratura a Lei cosi' cari...
Certo. Ma vorrei ancora una volta aggiungere che si tratta sempre di intendersi bene sulle parole. Mr. Erlinger scrive che "Italy had a pro-Europe government for several years" ed e' corretto dire cio'. Tuttavia, un conto e' dirsi ed essere europeisti (e l'Italia storicamente lo e' stata, lo e' e tale rimarra'), altra cosa e' avanzare delle legittime riserve sull'Unione Europea a trazione tedesca. sSpecie quando da Berlino o da Bruxelles ci giungono voci in stridente contrasto rispetto a posizioni politiche democraticamente suffragate dal popolo che tutelano anzitutto l'interesse dell'Italia. In piu', nel testo di Mr. Erlinger si legge anche che "the turmoil in Italy makes clear that anti-European populism has not gone away". Non sono per fortuna il solo a credere che quando si stigmatizza il "populismo anti-europeo" in realta' si divulga solo un inverificato pregiudizio mediatico, giocando sull'equivoco tra Europa ed Unione Europea e cioe' tra una realta' storico-geografica sedimentatasi nel tempo e nello spazio ed una moderna istituzione in crisi di crescita e di sviluppo. E guardi che "crisi" non significa solo un andamento necessariamente negativo, ma aperto anche ad un miglioramento positivo, ove solo lo si possa sottoporre al giudizio: questo indica l'etimologia del termine greco κρίσις = discernimento, separazione, scelta, giudizio, le accezioni immediatamente negative sono per lo piu' quelle usate da medici e nei tribunali. In Italia, gli studenti ginnasiali classici gia' lo sanno...
Eccoci! E' proprio vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Mi perdoni, ma Lei e' sempre cosi arcaicamente professorale a qualsiasi ora del giorno? Le crisi di governo sono una cosa ben diversa dalle disquisizioni lessicali. Qui stiamo parlando di una criticita' di altissimo livello istituzionale e Lei insiste sulle etimologie. Ma non Le sempra fuori luogo pontificare sul lessico a fronte di una vicenda in cui e' stato tirato in ballo addirittura il nostro Capo dello Stato?
Guardi che non sono stato io a fare esternazioni scritte sul Presidente della Repubblica italiana. Se Lei guarda bene e' lell'articolo citato che si legge "Mr. Mattarella has given Italians, exceptionally, two rounds of voting: the first to vote your heart, and the second to vote your head". Molto francamente, mi stupisce questa distinzione, non riscontrata ne' dai manuali di politologia e men che meno dalla nostra Costituzione, tra voto di pancia e voto di testa. Il voto e' solo l'espressione democratica dei cittadini e non mi sento di dover essere proprio io a ricordare che We, the People sono le parole con cui inizia il Preambolo della Costituzione degli Stati Uniti.
Quindi, se bene intendo, secondo Lei il New York Times avrebbe sbroccato, come si diece a Roma, anche quando avanza il semplice sospetto (che in Italia anno anche altri) che Salvini punti a rafforzare l'immagine della Lega e sua personale come campione dell'opposizione ai poteri forti di Berlino, di Parigi e di Bruxelles, politici o bancari che siano?
Mi scusi, ma proprio non posso seguirla su questa pista. Non ho voglia ne' titolo per avventurarmi in fantasiose quanto audaci (e comunque non richieste) interpretazioni del Salvini-pensiero. Nell'articolo di Erlinger, che non vorrei diventasse una esercitazione di filologia testuale, e' scritto questo:"Many analysts believe that Mr. Salvini, whose League has risen in the polls, will do well in a future election, and some think he sabotaged this coalition government to get to new elections." Per dirla prosaicamente, qui siamo a quello che dalle mie parti (sono pugliese) si direbbe orinare fuori del pitale. Salvini sabotatore del governo di coalizione per andare premeditatamente a nuove elezioni? Questa e' secondo me solo una irriguardosa esagerazione facilmente smentibile. Ma non mi faccia fare l'avvocato difensore della Lega, perche' non e' il mio mestiere.
Con altrettanta sincerita', sono contento di non essere mai stato tra i suoi esaminandi e di non aver dovuto mai scrivere un term paper per uno dei suoi corsi. Ma un'ultima domanda vorrei fargliela. Nell'articolo che Lei ha cosi' puntigliosamente scandagliato, avra' pur trovato qualcosa di positivamente passabile, o no?
Certo che SI. Ed aggiungo che del New York Times quando ero in America ero gia' un devoto lettore: ricordo che la ponderosa edizione della domenica la conservavo per tutta la settimana successiva per potermi godere le eccellenti perle giornalistiche che puntualmente vi trovavo. Le cito il passo che va riconosciuto a Mr. Erlinger di aver obiettivamente riportato, a proposito dei alcune intemperanze degli attuali euro-burocrati: " European Union arrogance could also play an important political role. On Tuesday, the European Commissioner for the budget, Günther H. Oettinger, a German, told the broadcaster Deutsche Welle that the markets and a “darkened outlook” would teach the Italians to vote for the right thing. They may yet do so, but it’s impolitic to say so, especially for a Brussels-based German. E' indubbiamente apprezzabile che l'accigliato osservatore delle vicende italiane, in chiusura della sua articolessa, riconosca (sia pur blandamente) una certa dose di arroganza nella sfrontatezza aggressiva degli attacchi alla sovranita' dell'Italia sferrati dal Signor G.H. Oettinger. Nondimeno, questa ammissione credo che non attenui molto le non poche travisazioni a mio avviso contenute nel suo articolo.
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