N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 158° Marzo 2024 Anno XIV°  

OBLIVION SHOW 2.0: IL SUSSIDIARIO

Tornano con il nuovo spettacolo gli esilaranti e straordinari OBLIVION - SALA UMBERTO dal 23 ottobre – 4 novembre 2012

OBLIVION SHOW 2.0: IL SUSSIDIARIO

di Davide Calabrese e Lorenzo Scuda

 
musiche Lorenzo Scuda
 
regia GioeleDix
 
Come raccontare l’avventura di questi cinque irresistibili artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, leggeri ma serissimi…? Sette anni intensi spesi nel teatro di rivista e nei musical, poi l’esplosione su Internet: ad oggi quasi 2 milioni di contatti ricevuti in due anni da “I promessi sposi in dieci minuti” geniale micro-musical messo on-line su You Tube dagli Oblivion per farsi conoscere in modo diretto dal grande pubblico. La TV “orizzontale” di Internet spinge subito il teatro ad accogliere nel modo migliore il loro show, grazie anche alla divertita ma rigorosa regia di Gioele Dix: due stagioni di tour e oltre 200 repliche nei più importanti teatri e città italiane. Il Teatro chiama poi la TV ed ecco l’invito come ospiti a Zelig . Migliaia di studenti impazziscono per le parodie culturali degli Oblivion ( I promessi sposi, appunto, ma anche Shakespeare in 6 minuti, Dante , Pinocchio….) , nascono così le “lectio dementialis” sui Promesi Sposi nelle scuole italiane e un libro con dvd ( I promessi esplosi) tra il didattico e il comico.
Una attualissima trasversalità di mezzi, dunque, in un gruppo innamorato di una comicità vecchio stile. Gli Oblivion strizzano l’occhio al cabaret ma anche al cafè chantant; praticano una satira (di costume, ma non solo) così garbata da essere anche più corrosiva; inventano giochi tra musica e linguaggio.
Come numi tutelari il Quartetto Cetra e Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python, il tutto legato dalla sorprendente capacità vocale e interpretativa di un gruppo che fa della professionalità e della precisione scenica la sua linea guida.
Lo spettacolo non è semplicemente la versione “aggiornata” del precedente fortunatissimo show, ma una vera e propria evoluzione dello stile Oblivion, che riesce a mescolare Lady Gaga con J.S. Bach e Tiziano Ferro con William Shakespeare. Con la consueta eleganza e irriverenza, i cinque madrigalisti post moderni raccontano storie epiche o semplici avvenimenti quotidiani giocando continuamente con la musica. Il più delle volte massacrano canzoni e testi famosi per ricomporli in modi surreali, altre volte si cimentano con virtuosistici esercizi di stile e canzoni originali. Come in ogni sussidiario che si rispetti, in questo nuovo spettacolo troviamo tutte le materie: dal solfeggio alla storia, fino alla grande letteratura italiana dove Dante e Pinocchio cantano le loro avventure in soli sei minuti.
Utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione.
Gli Oblivion giocano per tutto lo show, indossando le vesti ora di innocenti boy-scout alle prese con un perfido disturbatore, ora rievocando le fumose atmosfere del Café-Chantant. Il cronometro scorre inesorabile e con ritmo forsennato tra motivetti retrò, sonorità tecno ed estetica Bollywoodiana.
Tuttavia, Oblivion Show 2.0 - Il sussidiario non è solo una corsa contro il tempo, travestimento e giocoleria musicale. Nel susseguirsi degli sketch, tra un cazzotto e una canzone mimata, si nasconde uno sguardo beffardo ma acuminato su una società che assomiglia sempre di più a una parodia.
 
Note di regia
Mi piace lavorare con gli Oblivion, perché sono artisti che sanno crescere ed evolversi, pur restando ‘fedeli alla linea’. Giunti al terzo anno consecutivo di tournée con uno show che non smette di entusiasmare il pubblico, hanno deciso di scommettere sull’innovazione del loro repertorio. Mettere in scena altre parodie di opere letterarie, inventarsi altri ingorghi di parole, giocare e improvvisare su altri generi musicali: ecco il loro programma.
E così citano il café chantant, reinterpretano i musical di Bollywood, irridono l’eccesso di rap e pop e, nel contempo, ironizzano sui vizi contemporanei, sulle derive pseudo intellettuali, sulle omissioni della nostra memoria collettiva.
I loro “numeri” fanno ridere e anche pensare, come nella migliore tradizione della comicità di qualità. Fare ancora da guida agli Oblivion, suggerendo qualche nuova soluzione scenica e qualche stratagemma teatrale, è un compito per me gradito oltre che agevole, favorito tanto dal loro talento
quanto dal loro innato senso del palcoscenico.
Gioele Dix
Pubblicato: 22/10/2012
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