N°13/2010 Registro Stampa Trib.di Roma il 19/01/2010 - Direttore Responsabile: Giulio de Nicolais d'Afflitto.
NUMERO 158° Marzo 2024 Anno XIV°  

"Ubi Petrus, ibi Ecclesia"

"Ubi Petrus, ibi Ecclesia"

di Patrizio Imperato di Montecorvino

Papa Francesco, al mondo  Jorge Mario Bergoglio  nasce a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, dal 13 marzo 2013 è il 266 Vescovo di Roma, Romano Pontefice della Chiesa cattolica, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, Primate d'Italia, appartenente alla Compagnia di Gesù. Primo pontefice di questo istituto religioso non ché il primo latinoamericano eletto al soglio di Pietro. Di origini italiane, dal bisnonno piemontese, Giovanni Angelo, nato a Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti poco lontana da Portacomaro, quarto dei cinque figli di Mario Jose, funzionario delle ferrovie e di Regina Maria Sivori, casalinga di sangue piemontese e genovese. Laureato in chimica all'Università di Buenos Aires, entra in seminario a Villa Devoto e l'11 marzo 1958 comincia il suo noviziato nella Compagnia di Gesù, trascorrendo un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires per laurearsi poi in filosofia nel 1960. Dal 1964 al 1967 insegna letteratura e psicologia nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires. Riceve l'ordinazione presbiterale il 13 dicembre 1969 dalle mani dell'arcivescovo di Córdoba, S. Ecc. Mons. Ramón José Castellano. Viene nominato superiore provinciale dell'Argentina e, successivamente, ricopre la carica di rettore della Facoltà di Sacra Teologia e Filosofia a San Miguel. Nel 1986 si reca in Germania per il completamento del dottorato. Ritornato in patria riceve la responsabilità di direttore spirituale e di pastore della chiesa di Córdoba, sotto la competente giurisdizione della Compagnia di Gesù. Il 20 maggio 1992 Sua Santità Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo ausiliare di Buenos Aires, Titolare di Auca. Riceve la consacrazione episcopale il 27 giugno 1992 dalle mani di Sua Em.za Rev.ma il Cardinale Antonio Quarracino, Arcivescovo di Buenos Aires, assistito dal Vescovo, S. Ecc. Rev.ma Mons. Emilio Ogñénovich e dall'Arcivescovo, S. Ecc. Rev.ma Mons. Ubaldo Calabresi. Il 3 giugno 1997 diviene Arcivescovo coadiutore di Buenos Aires. Succede alla medesima sede il 28 febbraio 1998, a seguito della morte di Sua Em.za Rev.ma il Cardinale Antonio Quarracino, divenendo poi Primate d'Argentina. Dal 6 novembre dello stesso anno diviene anche ordinario per i fedeli di rito orientale in Argentina. Il 21 febbraio 2001 Sua Santità Giovanni Paolo II, tenendo un concistoro ordinario pubblico per la creazione di quarantadue nuovi cardinali e la pubblicazione dei due cardinali riservati in pectore nel concistoro del 21 febbraio 1998, lo crea cardinale sotto il Titolo di San Roberto Bellarmino. Interessante l’incontro del 2007, da cardinale, con la presidente dell'Argentina, Cristina Kirchner che, per l’occasione della sua elezione a Sommo Pontefice, si rinnova, oggi in Vaticano. Desta altrettanto attenzione l’excursus ecclesiale di papa Francesco, ovvero, dal periodo che va dal 2005 al 2011: capo della Conferenza Episcopale Argentina, Consigliere della Pontificia Commissione per l'America Latina, Gran Cancelliere dell'Università Cattolica Argentina, Presidente della Commissione Episcopale per la Pontificia Università Cattolica Argentina, membro della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, membro della Congregazione per il Clero, membro della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, membro del comitato di presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia e membro del consiglio post sinodale. Un curriculum di tutto rispetto e sacrificio e, non per ultimo, papa dalla sera del 13 marzo 2013, assumendo per la prima volta nella storia dei papi il nome di Francesco, in onore di san Francesco d'Assisi, così come il primo dei gesuita a divenire pontefice, un ruolo ed una carica che certamente ed oltremodo onorerà senza l’imperfetto oblio della perfettibile attenzione ad incarnare anche gli ulteriori Ruoli, da sempre cara alla Tradizione, quale Romano Pontefice e Capo di Stato, graniticamente consolidato tanto dal diritto romano, come dal diritto canonico, quanto dal diritto internazionale. Il Vicario di Cristo in terra, quale Vescovo di Roma, ha certamente iniziato con gli auspicati segni della Misericordia del Padre la sua missione pastorale, tali da non essere dimenticati dalla storia è del momento è del futuro. Sembra, infatti, parlare come l’effettivo terzo mediatore all’interno di un sistema che è un’istituzione, in un rapporto tra interlocuzione e istituzione che interviene come un terzo mediatore tra colui che parla  (Il Logos) e il suo interlocutore. Reciprocità e istituzione, come aspetto vitale ed etico a quello oggettivo e istituzionale, espressione di chi tende a conformare la dimensione umana a quella sistemica-spirituale, mediazione che il tema della comunione vive le sfide della realtà concreta della teologia del Corpo mistico che incrocia la problematicità della teologia della storia. Infatti, la persona non è assoluta ma è relazione e si esprime attraverso una dialettica della forza, del diritto e dell’amore, una via dunque per un equilibrio della giustizia che attraverso il diritto regola le forze impersonali delle istituzioni. Il diritto però non deve cedere alla massima Summum jus, summa iniuria, deve invece attingere ispirazioni dall’alto, “Questa ispirazione è l’amore che giunge a personalizzare la nozione di diritto” (cfr. G.P. Di Nicola, “Educare alla reciprocità”, in Orientamenti Pedagogici, novembre 1990). Infatti, è vibrante quanto significativo il benevolo esordio, ancora nel cuore di tutti noi, fedeli e non, esplicitato con semplici segni e profonde parole pronunciate dal balcone della Basilica di san Pietro, abbracciando così quanti erano in attesa di lui nell’omonima maestosa piazza, impartendo con ciò la sacra consueta benedizione apostolica, senza la corale stola, preparato nella sacrestia della cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Mons. Guido Marini. Solo al momento della benedizione il nuovo pontefice ha indossato detta stola. La consapevolezza di una spirituale e pastorale responsabilità della Chiesa Universale la si respira in ogni sillaba delle sue più autentiche e nobili parole che non possono non trafiggere i cuori di uomini e donne che hanno vissuto e che vivono tribolazioni e sofferenze che anch’Egli ha, probabilmente, conosciuto e certamente riscontrato nel corso del suo luminoso magistero da diacono, sacerdote, vescovo e primate ed ora anche da pontefice in una Europa, sostanzialmente secolarizzata, come lo sono le sue indifferenti istituzioni, stante l’anelito riformatore dei suoi cittadini.

 

 

Pubblicato: 18/03/2013
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